Luglio
15
2013
Il Grest 2013 A? finito: ecco cosa abbiamo imparato
Sabato c’A? stata la festa ed un altro capitolo importante si A? chiuso.A�Sono passate tante persone dalla Sala don G. Manfredda e poi dall’Oratorio. Non sappiamo quante esattamente, forse piA? di 400. Di sicuro c’A? che tutti non ci siamo stati. Ed A? anche per questo la serata ci ha riempito il cuore.A�C’A? stato il momento della musica, degli scherzi, dei canti, dei balli, del rap, della cucina, dell’informatica, della missione, della testimonianza, della preghiera ed infine dei ringraziamenti.
Ma non c’A? storia che non insegni qualcosa
Noi animatori abbiamo imparato tanto, ma non siamo i soli a poterlo dire.A�Nell’ultima settimana di Grest infatti abbiamo chiesto ai ragazzi di scriverci su dei foglietti delle piccole storie che avessero questi due inizi: “Incontrarsi A? importante perchA?…”A�eA�“Quello che racconta qualcosa di me A?…”. Proprio perchA� il tema “Everybody” parlava del corpo.
Le risposte sono state tante, cosA� abbiamo provato a farne un esperimento di scrittura collettiva, mescolandole tutte insieme in due storie raccontate attraverso le parole dei protagonisti della storia del nostro Grest: Kat ed Albert.
Le parole scritte in grassetto sono quelle dei ragazzi, di tanti ragazzi diversi, cosA� come ce le hanno scritte sui foglietti con carta e penna. Eccole.
“Incontrarsi A? importante perchA?…”
Kat,A�la ragazza che ha aiutato Albert a costruire il robot,A�ci racconta che le relazioni sono importanti.
Qualche tempo fa a scuola abbiamo letto un articolo sul giornale, mi pare parlasse di solitudine anche se non sono sicura. La prof A? venuta fuori con la storia che noi siamo “nativi digitali”. Quelli della mia etA� dico, che adesso vanno alle medie. Ad essere onesta non so bene cosa voglia dire in modo preciso, ma penso che abbia a che fare con il fatto che quando noi abbiamo imparato a leggere, internet, gli smartphone e l’iPad c’erano giA�,A�MentreA�quelli nati prima di noi non li avevano, oppure se li sono trovati lA� quando erano giA� piA? grandi.
Beh, fatto stA� che la prof ci ha fatto tutto uno spiegone noioso sul non esagerare con il computer e il cellulare. Che quando era piccola lei doveva prendere la bicicletta, uscire di casa ed andare a suonare il campanello della sua amica anche solo per parlarle, che si scrivevano le lettere con la carta e la penna a stilo. Invece con i cellulari si rischia solo di parlare solo di cose superficiali. Tra la��altro con un sacco di abbreviazioni strane che a lei che A? di Italiano, la fanno andare in bestia. E pure che ti fanno male gli occhi dopo.
A dir la veritA�, ai miei compagni di classe non l’ho detto che la prof A? stata un po’ noiosa, sA�… ma ha detto cose vere.
Penso che vedersi di persona non solo sia meglio, ma non ne potrei fare a meno. Anzi, vi faccio un esempio. Io mando messaggi alla mia migliore amica abbastanza spesso, A? vero, ma A? perchA? la conosco da cinque anni e ci diciamo tutto, per cui quando proprio non riusciamo a vederci messaggiamo. PerA? appena posso corro da lei, a casa sua, viene lei da me, oppure ci vediamo in oratorio. PerchA? A? piA? divertente, perchA? si puA? giocare insieme, il che mi da tanta soddisfazione in piA?.
Vuoi mettere usare tutti i 5 sensi e vedere il suo viso in carne ed ossa? Posso parlarle liberamente. E capire i sentimenti che prova. Sono diventata talmente brava a capire cosa mi sta per dire osservand
o solo quello che fa. Anche se A? arrabbiata, o triste.
Nel vedersi c’A? molto di piA? che in un SMS o in una mail, cose che
spesso sono senza emozioni. Le emozioni che si trasmettono quando sei con gli altri non sono le stesse di quando premi invio sul cellulare.
Solo di persona puoi vedere negli occhi l’emozione di un amico quando sta per dirti che uno dei suoi sogni si A? avverato… oppure le lacrime di gioia di una madre che tiene tra le braccia il suo bambino tanto atteso. O ancora sentire le risate dei tuoi compagni di scuola… Come si puA? vivere solo di cellulari quando vedersi direttamente A? cosA� bello?
Penso che quelli lA� siano solo degli strumenti, e sopratutto servono per farci sentire piA? vicini quando non possiamo vederci, perchA? ci manca il tempo o siamo troppo distanti per farlo. Ma vedersi A? tutta una��altra cosa, che se ti fanno male gli occhi non A? colpa di uno schermo, ma A? solo perchA? hai pianto un pochino per un emozione. A volte di tristezza, tante volte di felicitA�.
Kat
“Quello che racconta qualcosa di me A?…”
Albert,A�lo scienziato che ha pensato e costruito il robot,A�racconta di corpo ed identitA�.
Costruendo il robot mi sono accorto di una cosa: il corpo A? una cosa importantissima.A�Non ci avevo mai pensato su, perchA� mi sembrava normale, insomma; un corpo lo abbiamo tutti no? Eppure il nostro robot all’inizioA�non aveva niente, nemmeno le mani e le braccia; quindi mi sono fermato e mi sono detto: ed il mio di corpo? Chi mi ha pensato, come ha scelto la giusta proporzione fra mani e spalle? Magari c’A? qualcuno che ha provato a montarmi un bel po’ di nasi, chissA� come sarei stato se ne avessi avuto uno enorme o uno a punta come Dante!
Il mio corpo a volte mi piace, a volte no. Si dice che gli scienziati siano un po’ strani, ed A? vero! Eppure anche noi scegliamo bene come mostrarci, insomma non tutti capirebbero la nostra genialitA�. Sembra banale, maA�il modo di vestirsi cambia molto il modo in cui ci guardano gli altri.
Tra l’altro, sono proprio gli occhi la parte che piA? mi piace del mio corpo. Non potevano montarmene una migliore! CioA?, un paio di occhi azzurri come cielo o verdi brillanti non li avrei disprezzati, ma anche con i miei sto alla grande! Tutti dicono che gli occhi sono lo specchio dell’anima no, ma io nei miei non ci vedo molto, sarA� che sono un po’ miope. Inoltre gli occhi mi piacciono perchA� trasmettono le emozioni, per esempio, quando Kat A? triste lo capisco subito guardandola negli occhi.
Le mie compagne di scuola, invece, pensano che siano il trucco e i vestiti alla moda le cose piA? importanti.A�PerA? a volte guardandole vedo solo dei gusci vuoti, quasi mi verrebbe voglia di aggiustarle! Quando sono con loro perA?, prendo il mio cappellino preferito e lo tengo basso sulla faccia, che un po’ mi vergogno, ma forse non solo di me.
C’A� una cosa che non ho potuto costruire del nostro robot: il carattere. A? vero che non A� una parte del corpo, perA? A� sempre un attributo che ci presenta e permette di relazionarci con gli altri. Se avessi potuto scegliere, avrei voluto avere il carattere di Kat: il suo sorriso A� contagioso e ha rispetto per tutti.Immaginate che bello sarebbe se tutti fossero solari ed educati?
SarA? anche vero che siamo belli proprio perchA� siamo tutti diversi, ma io ora faccio una cosa: con le persone che incontro sorriderA? sempre, non si sa mai che qualcuno inizi a copiarmi!
Albert