Settembre
21
2010
Il Papa racconta San Matteo, apostolo ed evangelista
Ricorre oggi la memoria liturgica di San Mattteo, apostolo ed evangelista. Il Papa Benedetto XVI nel 2006 ha tenuto una serie di catechesi molto belle ed accessibili a tutti sulle figure degli apostoli. Riportiamo qui di seguito quella dedicata a San Matteo tenuta il 30 agosto 2006. Conoscere meglio la figura di questo apostolo A? importante anche perchA� lungo il prossimo anno liturgico (che inizierA� con l’Avvento 2010) ci accompagnerA� il Vangelo di Matteo.
Cari fratelli e sorelle,
proseguendo nella serie dei ritratti dei dodici Apostoli, che abbiamo cominciato alcune settimane fa, oggi ci soffermiamo su Matteo. Per la veritA�, delineare compiutamente la sua figura A? quasi impossibile, perchA� le notizie che lo riguardano sono poche e frammentarie. CiA? che possiamo fare, perA?, A? tratteggiare non tanto la sua biografia quanto piuttosto il profilo che ne trasmette il Vangelo.
Intanto, egli risulta sempre presente negli elenchi dei Dodici scelti da GesA? (cfr Mt 10,3; Mc 3,18; Lc 6,15; At 1,13). Il suo nome ebraico significa a�?dono di Dioa�?. Il primo Vangelo canonico, che va sotto il suo nome, ce lo presenta nella��elenco dei Dodici con una qualifica ben precisa: a�?il pubblicanoa�? (Mt 10,3). In questo modo egli viene identificato con la��uomo seduto al banco delle imposte, che GesA? chiama alla propria sequela: a�?Andando via di lA�, GesA? vide un uomo seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: A�Seguimi!A�. Ed egli si alzA? e lo seguA�a�? (Mt 9,9). Anche Marco (cfr 2,13-17) e Luca (cfr 5,27-30) raccontano la chiamata della��uomo seduto al banco delle imposte, ma lo chiamano a�?Levia�?. Per immaginare la scena descritta in Mt 9,9 A? sufficiente ricordare la magnifica tela di Caravaggio, conservata qui a Roma nella chiesa di San Luigi dei Francesi. Dai Vangeli emerge un ulteriore particolare biografico: nel passo che precede immediatamente il racconto della chiamata viene riferito un miracolo compiuto da GesA? a Cafarnao (cfr Mt 9,1-8; Mc 2,1-12) e si accenna alla prossimitA� del Mare di Galilea, cioA? del Lago di Tiberiade (cfr Mc 2,13-14). Si puA? da ciA? dedurre che Matteo esercitasse la funzione di esattore a Cafarnao, posta appunto a�?presso il marea�? (Mt 4,13), dove GesA? era ospite fisso nella casa di Pietro.
Sulla base di queste semplici constatazioni che risultano dal Vangelo possiamo avanzare un paio di riflessioni. La prima A? che GesA? accoglie nel gruppo dei suoi intimi un uomo che, secondo le concezioni in voga nella��Israele del tempo, era considerato un pubblico peccatore. Matteo, infatti, non solo maneggiava denaro ritenuto impuro a motivo della sua provenienza da gente estranea al popolo di Dio, ma collaborava anche con una��autoritA� straniera odiosamente avida, i cui tributi potevano essere determinati anche in modo arbitrario. Per questi motivi, piA? di una volta i Vangeli parlano unitariamente di a�?pubblicani e peccatoria�? (Mt 9,10; Lc 15,1), di a�?pubblicani e prostitutea�? (Mt 21,31). Inoltre essi vedono nei pubblicani un esempio di grettezza (cfr Mt 5,46: amano solo coloro che li amano) e menzionano uno di loro, Zaccheo, come a�?capo dei pubblicani e riccoa�? (Lc 19,2), mentre l’opinione popolare li associava a a�?ladri, ingiusti, adulteria�? (Lc 18, 11). Un primo dato salta alla��occhio sulla base di questi accenni: GesA? non esclude nessuno dalla propria amicizia. Anzi, proprio mentre si trova a tavola in casa di Matteo-Levi, in risposta a chi esprimeva scandalo per il fatto che egli frequentava compagnie poco raccomandabili, pronuncia l’importante dichiarazione: a�?Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati: non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatoria�? (Mc 2,17).
Il buon annuncio del Vangelo consiste proprio in questo: nella��offerta della grazia di Dio al peccatore! Altrove, con la celebre parabola del fariseo e del pubblicano saliti al Tempio per pregare, GesA? indica addirittura un anonimo pubblicano come esempio apprezzabile di umile fiducia nella misericordia divina: mentre il fariseo si vanta della propria perfezione morale, a�?il pubblicano … non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: A�O Dio, abbi pietA� di me peccatoreA�a�?. E GesA? commenta: a�?Io vi dico: questi tornA? a casa sua giustificato, a differenza della��altro, perchA� chi si esalta sarA� umiliato, ma chi si umilia sarA� esaltatoa�? (Lc 18,13-14). Nella figura di Matteo, dunque, i Vangeli ci propongono un vero e proprio paradosso: chi A? apparentemente piA? lontano dalla santitA� puA? diventare persino un modello di accoglienza della misericordia di Dio e lasciarne intravedere i meravigliosi effetti nella propria esistenza. A questo proposito, san Giovanni Crisostomo fa una��annotazione significativa: egli osserva che solo nel racconto di alcune chiamate si accenna al lavoro che gli interessati stavano svolgendo. Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni sono chiamati mentre stanno pescando, Matteo appunto mentre riscuote il tributo. Si tratta di lavori di poco conto a�� commenta il Crisostomo -A� a�?poichA� non c’A? nulla di piA? detestabile del gabelliere e nulla di piA? comune della pescaa�? (In Matth. Hom.: PL 57, 363). La chiamata di GesA? giunge dunque anche a persone di basso rango sociale, mentre attendono al loro lavoro ordinario.
Una��altra riflessione, che proviene dal racconto evangelico, A? che alla chiamata di GesA?, Matteo risponde all’istante: a�?egli si alzA? e lo seguA�a�?. La stringatezza della frase mette chiaramente in evidenza la prontezza di Matteo nel rispondere alla chiamata. CiA? significava per lui la��abbandono di ogni cosa, soprattutto di ciA? che gli garantiva un cespite di guadagno sicuro, anche se spesso ingiusto e disonorevole. Evidentemente Matteo capA� che la familiaritA� con GesA? non gli consentiva di perseverare in attivitA� disapprovate da Dio. Facilmente intuibile la��applicazione al presente: anche oggi non A? ammissibile la��attaccamento a cose incompatibili con la sequela di GesA?, come A? il caso delle ricchezze disoneste. Una volta Egli ebbe a dire senza mezzi termini: a�?Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel regno dei cieli; poi vieni e seguimia�? (Mt 19,21). Ea�� proprio ciA? che fece Matteo: si alzA? e lo seguA�! In questo a�?alzarsia�� A? legittimo leggere il distacco da una situazione di peccato ed insieme l’adesione consapevole a una��esistenza nuova, retta, nella comunione con GesA?.
Ricordiamo, infine, che la tradizione della Chiesa antica A? concorde nella��attribuire a Matteo la paternitA� del primo Vangelo. CiA? avviene giA� a partire da Papia, Vescovo di Gerapoli in Frigia attorno alla��anno 130. Egli scrive: a�?Matteo raccolse le parole (del Signore) in lingua ebraica, e ciascuno le interpretA? come potevaa�? (in Eusebio di Cesarea, Hist. eccl. III,39,16). Lo storico Eusebio aggiunge questa notizia: a�?Matteo, che dapprima aveva predicato tra gli ebrei, quando decise di andare anche presso altri popoli scrisse nella sua lingua materna il Vangelo da lui annunciato; cosA� cercA? di sostituire con lo scritto, presso coloro dai quali si separava, quello che essi perdevano con la sua partenzaa�? (ibid., III, 24,6). Non abbiamo piA? il Vangelo scritto da Matteo in ebraico o in aramaico, ma nel Vangelo greco che abbiamo continuiamo a udire ancora, in qualche modo, la voce persuasiva del pubblicano Matteo che, diventato Apostolo, sA�guita ad annunciarci la salvatrice misericordia di Dio e ascoltiamo questo messaggio di san Matteo, meditiamolo sempre di nuovo per imparare anche noi ad alzarci e a seguire GesA? con decisione.