di Mons. Adriano Caprioli, Vescovo di Guastalla-Reggio Emilia

Premessa

Premetto che, non vivendo direttamente la��esperienza degli oratori guastallesi, posso solo con questo mio intervento fare riferimento: alla mia esperienza di parrocchia con un grosso oratorio impostato secondo la tradizione milanese; la visita pastorale che ho attuata dal febbraio al dicembre del 2006; e riflettendo sul Nuovo documento 2003 sugli oratori, frutto di un lavoro di due anni nel Vicariato di Guastalla.

1. Un sentimento di gioia

Provo un sentimento di gioia nel vedere continuata questa tradizione della��Oratorio. Si tratta proprio di una bella tradizione, quella della��Oratorio! Non ha una storia lunga come la��ha la tradizione della parrocchia, ma la��Oratorio non A? nato oggi, ieri, la��altro ieri.

Nasce cinque secoli fa da una animata discussione tra S. Filippo Neri (che a Roma aveva inventato una particolare forma di oratorio) e S. Carlo Borromeo (che da buon milanese non accettava volentieri che qualcuno gli a�?soffiassea�? qualche brillante idea). S. Filippo pensava alla��Oratorio, soprattutto ai preti della��Oratorio, come ad una istituzione non legata alla��autoritA� dei vescovi locali (e infatti la��oratorio di S. Filippo Neri diverrA� una congregazione religiosa); S. Carlo desiderava invece che nella sua diocesi vi fossero preti totalmente dedicati al vescovo e alla pastorale.

Fu cosA� che a Milano iniziarono le Scuole della dottrina cristiana per formare il popolo e in particolare i piA? giovani. Nel 1616, con il Card. Federigo Borromeo, queste scuole divennero i primi oratori di quartiere per raccogliere e formare i ragazzi del popolo. Due secoli piA? tardi, il Card. Andrea Carlo Ferrari istituA� gli Oratori per ogni parrocchia della diocesi cosA� che oggi, a Milano, la��Oratorio non A? facoltativo, ma A? un preciso dovere dei Parroci. Analogo impegno, se non erro, ha caratterizzato la��episcopato qui del vescovo Giacomo Zaffrani negli anni Trenta.

Infatti, la��Oratorio non A? altro dalla Parrocchia nA� potrebbe esserlo: piuttosto, esso rappresenta quasi la Parrocchia in piccolo o formato-ragazzo, perchA� si propone proprio come allenamento (il Card. Montini diceva palestra) alla vita comune, secondo lo stile di GesA?, cosA� che un ragazzo e un giovane, crescendo nella maturitA� di una fede adulta e consapevole, possano di conseguenza immettersi pienamente nella vita della comunitA� ecclesiale. La Parrocchia A?, dunque, colei che genera la��Oratorio, e a sua volta la��Oratorio rigenera la Parrocchia, perchA� da esso dovrebbero provenire i cristiani adulti della comunitA� di domani.

2.A�La��Oratorio nel cambiamento

Molti (anche tra preti) affermano che la��Oratorio oggi A? in crisi, perchA� A? cambiata la societA�, le distrazioni sono molte, educare A? piA? difficilea�� Tuttavia, rimane vero che, da parte nostra, non possiamo semplicemente trascurare una istituzione con cinque secoli di storia alle spalle, solo perchA� i tempi sono difficili: ogni epoca ha le sue difficoltA�, ma il compito della Chiesa non A? quello di arrendersi, bensA� di imparare a discernere sempre il vero bene dei ragazzi e dei giovani.

Proprio perchA� il mondo sembra andare da una��altra parte, occorre che la��Oratorio si riproponga in modo chiaro come opportunitA� per un reale e valido cammino educativo di fede. Oggi molte nostre strutture hanno perso la rilevanza di un tempo (cinematografi, circoli parrocchiali, polisportive…), ma ciA? A? anche un bene, perchA� se oggi le persone vengono alla Chiesa non A? piA? perchA� lA� ca��A? la��unico campo di calcio del paese, o perchA� lA� il divertimento costa meno, ma piuttosto perchA� si intende compiere un cammino di comunione e di fede. A? importante che i giovani, andando alla��Oratorio, si sentano amati e riconoscano alla Chiesa una ricchezza di umanitA� ispirata ai valori evangelici che non trovano in altri contesti (discotecaa��). La��Oratorio non A? anzitutto un luogo, una struttura, ma una comunitA� che ama i suoi ragazzi e giovani.

A? quanto, alla vigilia della GMG 2005 a Colonia, Benedetto XVI diceva a noi Vescovi italiani: a�?Sappiamo bene che molti di loro non sono in grado di comprendere e di accogliere subito tutto la��insegnamento della Chiesa ma proprio per questo A? importante risvegliare in loro la��intenzione di credere con la Chiesa, la fiducia che questa Chiesa, animata e guidata dallo Spirito, A? il vero soggetto della fede, inserendoci nel quale entriamo e partecipiamo nella comunione della fede. AffinchA� ciA? possa avvenire, i giovani devono sentirsi amati dalla Chiesa, amati in concreto da noi Vescovi e sacerdotia�?.

Di fatto, noi viviamo ancora di molto tradizionalismo per cui andare alla��Oratorio per tanti significa solo entrare alla��Oratorio per sfruttare ciA? che fa comodo (il bar, il ritrovo tra amici, spazio gratuito per il gioco, una festa), senza perA? capire la��obiettivo delle varie attivitA� e iniziative che la��Oratorio propone: infatti tutto quanto la��Oratorio A? o fa non ha la semplice funzione di raccogliere i ragazzi perchA� siano fisicamente lA� e non altrove; i cortili della��Oratorio non sono bagnati di acqua santa cosA� che chi ci mette il piede diviene automaticamente buono solo per il fatto che A? dentro la��Oratorio, anzichA� in strada.

Piuttosto occorre comprendere che la��Oratorio ha un fine preciso: quello di condurre i ragazzi e i giovani a trovare GesA? e a sceglierlo: tutto quanto in Oratorio si fa ha sempre e solo questo scopo, e ogni attivitA� della��Oratorio prima di venire attuata deve necessariamente confrontarsi con questa finalitA�. Qualora una��iniziativa o persino un gioco, una vacanza, una festa non rispondesse piA? a quel fine, andrebbero corretti o, se A? il caso, addirittura sospesi.

3. Oratorio, una scelta da fare

In Oratorio sono quindi necessarie delle scelte sia da parte degli educatori, sia da parte dei ragazzi e giovani che lo frequentano: la��Oratorio non manda via nessuno, ma non puA? rinunciare a proporre in maniera chiara la��obiettivo di una scelta di fede da fare, sia pure gradualmente. Quando un ragazzo o un giovane compie scelte diverse, gli educatori non possono che provarne rincrescimento e cercheranno, nel limite delle possibilitA� e delle loro capacitA� personali, di trovare il modo per non rinunciare alla��annuncio del Vangelo anche ai giovani lontani.

La sfida A? quella di presentare e proporre i vari passi di un cammino che possa portare a fare delle scelte. Tuttavia di fronte al a�?noa�? di alcuni non A? possibile scendere al compromesso o rendere la proposta educativa meno esigente: significherebbe, alla fine, annacquare il Vangelo o a�?indorare la pillolaa�?, quasi nascondendo al ragazzo e al giovane le vere esigenze della sequela che perA?, quando venissero scoperte, provocherebbe comunque la medesima reazione di accoglienza o di rifiuto.

Invece i a�?noa�? ad una proposta educativa sono da mettere perciA? in conto e, anzi, sono la prova che si sta proponendo proprio il Vangelo e non dei surrogati. La pecorella smarrita va sempre ricercata, ma come faceva GesA?, che non ha mai detto va bene cosA�, bensA� ha sempre chiesto a chi camminasse fuori strada di cambiare e di convertirsi! Si tratta di accentuare la��identitA� cristiana della nostra proposta educativa. Spesso, una forte identitA� cristiana non allontana, ma crea interesse ed attira. Si dice che i giovani siano incontentabili. No, A? vero, spesso, che non si accontentano piA? di poco!

4. Oratorio = stile di vita

E qual A? allora questo cambiamento che anche la��Oratorio domanda a chi lo frequenta? Il riferimento A? ancora a GesA? e al suo stile di vita. La��Oratorio intende educare a crescere secondo i parametri del servizio e del dono di sA�: catechesi, preghiera, gioco, divertimento, laboratori, attivitA�, gite, vacanze insiemea�� Tutto A? finalizzato alla��apprendimento del servizio a Dio e agli altri come stile di vita. Alla��Oratorio si impara a donarsi, a spendersi, a sprecarsi e ad esagerare per Dio e per gli altri. Solo da qui nascono scelte di vita autentiche che si esprimono nelle diverse vocazioni e in particolare in quelle di speciale consacrazione.

Spesso accade anche che la��Oratorio si tramuti per molti in una sorta di parcheggio o di nido in cui attendere che, quasi per magia, si raggiunga la��etA� opportuna per accasarsi: cosA� tanti prolungano la propria adolescenza oltre i limiti della natura e del buon senso, pretendendo, magari, che la��Oratorio debba ancora pensare ad essi, nella��illusione di non essere ancora abbastanza grandi, in realtA� perchA� cosA� vivendo non si ha niente da perdere. Invece, A? tempo di capire che un giovane in Oratorio non deve piA? starci tanto per ricevere qualcosa, ma piuttosto per dare e offrire ai piA? giovani ciA? che si A? ricevuto.

La��Oratorio non A? fatto per rimanerci tutta la vita: esso A? un ambiente, un tempo e un luogo di passaggio per imparare a immettersi nella vita adulta (professionale, familiare, ecclesialea��). Occorre quindi imparare ad uscire dalla��Oratorio, a spiccare il volo, a stare in piedi con le proprie gambe, a compiere scelte concrete e definitive (ca��A? chi a 24 anni A? diventato prete o ha formato la propria famiglia).

5. La��Oratorio non A? tutto

Questi obiettivi esigenti non significano che la��Oratorio debba essere per soli pochi eletti, ma piuttosto che esso deve sempre proporsi a tutti come occasione di cammino e di crescita. A chiunque entra in Oratorio questo viene richiamato sia dalla presenza degli educatori che dai segni della��ambiente stesso e dal metodo educativo adottato: avvisi, slogan, la presenza di una cappella e di un prete o educatore stabile di Oratorio, i luoghi significativi del ritrovarsi e del lavoro comune, un linguaggio e un comportamento appropriati, la��uso sobrio e corretto delle cose, un certo modo di giocare e di divertirsia��

Chi varcasse la porta della��Oratorio cercando altro da questo o con altri fini o, addirittura, pretendendo che tutto ciA? non venga neppure richiamato, si troverA� inevitabilmente deluso o a disagio: ma ciA? non significa una carenza da parte della��Oratorio; piuttosto si dimostra, in tal modo, la coerenza che esso propone e mantiene. I lontani, gli indifferenti o gli indecisi rimangono la preoccupazione costante di chi educa, ma non sempre esistono mezzi, forme e capacitA� per affrontare questo tipo di pastorale; oltretutto, oggi sarebbe davvero ingenuo pensare che questo possa essere compito soltanto del prete! Pensiamo al caso di ragazzi e giovani provenienti da altri Paesi e culture.

OccorrerA� perciA? formare educatori pronti anche alla missione, capaci di avere tempo, occasioni e qualitA� pedagogiche per sapere accostare chi, tra i piA? giovani, A? piA? o meno lontano da un cammino di fede. E questo A? anche il nostro impegno pastorale attuale! Sono queste problematiche da affrontare in Consiglio da��Oratorio. La riscoperta del compito della comunitA� cristiana, e in essa della famiglia e di altre realtA� ecclesiali, nel cammino di formazione dei ragazzi e dei giovani alla fede e alla missionarietA� non esime, tuttavia, da una effettiva attenzione anche agli altri luoghi e contesti educativi, in cui i giovani si trovano a vivere la loro esperienza educativa.

Il riferimento A? anzitutto alla scuola, giA� per il solo fatto del tanto tempo che i nostri ragazzi e giovani vi trascorrono. Se vogliamo davvero che il cristianesimo conservi ancora una��immagine pubblica nelle nostre societA� attuali (contrastando in questo modo il processo di marginalizzazione e di privatizzazione che invece sta conoscendo), dovremo impegnarci di piA? nella scuola: mostrando meglio il contributo che la tradizione cristiana sa offrire nel processo educativo di formazione degli uomini e donne del nostro domani.

Le modalitA� e le iniziative nel mondo della scuola possono essere diverse in particolare per i giovani che frequentano le scuole superiori e per gli eventuali sbocchi universitari e professionali, visto che mediamente solo la��8-12% dei giovani continua a frequentare le nostre parrocchie e i centri giovanili: un maggiore coordinamento tra gli insegnanti di religione cattolica tra di loro e la vita delle comunitA� locali; il sostegno del compito educativo delle famiglie presso i rispettivi istituti e comprensori scolastici; e la promozione della��associazionismo cattolico sia quello tradizionale (UCIIM, AIMCa��) sia quello nuovo (vedi ad es. la��interessante gruppo de a�?La rosa biancaa�?) presso docenti e studenti.

6.A�Educare insieme: comunitA� e famiglia

La��Oratorio realizza il progetto educativo attraverso la a�?comunitA� degli educatoria�? (prete, catechisti, animatori dei vari gruppi di interesse e di servizio, Consiglio da��Oratorio), accompagnando i minori verso la loro maturitA� cristiana. Tale comunitA� educante nasce nella comunitA� della parrocchia, la quale promuove il numero, la qualitA�, la formazione degli educatori e la loro sintonia con la vita, le iniziative della comunitA� parrocchiale e diocesana.

Fondamentale resta la formazione degli educatori, valorizzando la figura del prete incaricato dal Vescovo a questo scopo per la��unitA� o zona pastorale, i corsi vicariali per formatori, ritiri ed esercizio spirituali compresi, da��intesa con il servizio di Pastorale giovanile diocesano per gli educatori dei giovani. Sono convinto che la grande scelta strategica da fare, come Chiesa, sia quella della formazione.

Nella vita della Chiesa, delle nostre parrocchie e istituzioni varie, sono le persone la prima risorsa per formare ad una fede a�?adulta e pensataa�?. Diversamente prevale la tentazione di a�?contarea�? il numero delle persone che frequentano la parrocchia, e quindi di privilegiare le iniziative piA? aggregative, e di considerare un fallimento le proposte di formazione. La��istanza di formazione non puA? evidentemente essere intesa come autosufficienza della singola parrocchia. Essa sarA� sempre da leggere a�?sul territorioa�?, e, in questa prospettiva, fondamentali saranno gli aiuti provenienti dal Vicariato.

Alla istanza di formazione non possono sottrarsi le famiglie, i genitori primi educatori, visto che i ragazzi e i giovani sono tutti dei figli. Alle famiglie, nei confronti delle quali la��Oratorio si propone come strumento educativo della parrocchia, con attenzione alla totalitA� della popolazione giovanile che vive nel territorio, A? chiesta la collaborazione, che si concretizza:

A�A�A�A�A�A�A�A� nella��aiuto reciproco per capire i ragazzi, gli adolescenti e i giovani attraverso un rapporto sincero con gli educatori;

A�A�A�A�A�A�A�A� nella collaborazione per la formulazione del progetto educativo e per la verifica degli itinerari percorsi con regolari incontri durante la��anno;

A�A�A�A�A�A�A�A� nel sostegno ad altre famiglie di ragazzi, adolescenti e giovani che vivono in difficoltA�;

A�A�A�A�A�A�A�A� nella partecipazione ad alcune attivitA� della��Oratorio, che prevedono la presenza e il coinvolgimento delle famiglie;

A�A�A�A�A�A�A�A� nel coinvolgimento della��animazione di alcuni momenti forti (, i GREST o CRE, i campeggi… le a�?domeniche insiemea�?).

A? bello vedere mamme e papA� che scelgono di trascorrere il pomeriggio festivo insieme ai loro figli, contribuendo attivamente alle varie iniziative che la��Oratorio propone. A? davvero festa quando i nostri ragazzi si ritrovano insieme per la messa in parrocchia, pranzano insieme, quando si impegnano nella��allestimento di piccole rappresentazioni o si cimentano in attivitA� manuali, quando la domenica diviene una��occasione bella e preziosa a dispetto di chi sostiene che, ormai, non A? piA? tempo per la��Oratorio festivo.

La��Oratorio resta comunque, innanzitutto, la��ambiente educativo dei ragazzi, adolescenti e giovani, sollecitandone il protagonismo, come esperienza di servizio agli altri e come occasione di crescita personale degli adolescenti stessi. Alla��Oratorio compete anche una certa attivitA� feriale quotidiana. La��Oratorio, secondo la pastorale del vescovo Andrea Carlo Ferrari, per venire incontro alle esigenze dei giovani, doveva avere anche una vita feriale, quotidiana, perchA� il contesto esterno non distruggesse nella settimana quanto veniva costruito la domenica.

Una figura che si sta rivelando significativa a questo proposito A? la��educatore stabile da��Oratorio, necessaria nella misura in cui si vuole mantenere in un clima educativo alcuni ambiti di impegno quali le attivitA� di cortile, sportiva e ludica, le attivitA� aggregative in genere rivolte anche ai frequentatori estranei al mondo giovanile, per non tralasciare la cura delle strutture. PerchA� non diventi un factotum, tale figura non va lasciata sola, ma sostenuta dagli altri volontari e dalla comunitA�, assicurandone una specifica formazione spirituale e pedagogica e, nel caso, anche una adeguata rimunerazione.

7. ContinuitA� al di lA� del cambio dei preti

Chi vive la��Oratorio sulla propria pelle, conosce la fatica necessaria per far fiorire tutto ciA? e, spesso, dal nulla; ma si tratta di una fatica bella perchA� si A? certi di camminare in comunione con il Vescovo e la Diocesi, seguendone le indicazioni e lo stile. Quando si lavora cosA�, e non secondo il proprio gusto personale, si puA? stare sicuri che i frutti, a loro tempo, verranno, perchA� significa che si sta dissodando un solco destinato a rimanere e a non scomparire ad ogni cambio di prete incaricato!

SA�, al termine di questa due giorni il progetto pastorale educativo che ne uscirA� sarA� confermato e consegnato dalla Chiesa, nella sua saggezza: a voi spetta il compito di interpretarlo e attuarlo per la vostra particolare situazione, ma sempre come servitori appassionati, che imparano anche ad obbedire, fidandosi volentieri delle indicazioni del Vescovo e di chi lo rappresenta.

La diocesanitA� A? dunque per voi in Oratorio (ma ciA? vale tanto piA? per la parrocchia) il criterio irrinunciabile: non solo per discernere le scelte immediate, ma anche per guardare al futuro delle nostre comunitA� e a chi verrA� poi; ecco perchA�, ad esempio, dobbiamo promuovere una piA? stretta collaborazione tra gli Oratori, consapevoli che, ormai la nostra Chiesa sta camminando sempre piA? verso una pastorale unitaria e da��insieme, tra parrocchie grandi e parrocchie piccole, e ciA? anche a motivo della scarsitA� del clero.

CiA? richiede che la parrocchia o la��UnitA� pastorale si faccia carico del progetto formativo della��Oratorio. Ascoltando, perfezionando e facendo proprie le problematiche e le iniziative che il Consiglio da��Oratorio propone. E, per sottolineare questa prospettiva unitaria, perchA� non avviare un periodico di informazione, testimonianza e confronto sulla vita dei vari Oratori guastallesi, del tipo a�?Eco degli Oratoria�? promosso dal Card. Ferrari a Milano? O, in versione piA? aggiornata, un sito internet, che magari attivi il dialogo coi ragazzi e i giovani stessi?

8. Oratorio e associazioni

A? quindi importante che le persone della comunitA� vengano educate fin da��ora e fin da piccoli a concepire in maniera nuova il rapporto tra Parrocchie: oltre tutto si tratta di ragazzi che giA� a scuola o in giro per la cittA� o il territorio si ritrovano e si conoscono anche se appartenenti a comunitA� o zone diverse.

A questo stile di servizio e di corresponsabilitA� nella Chiesa A? finalizzata, per fare un esempio, la proposta educativa della Azione cattolica. LA� dove ancora A? presente e opera, giA� a partire dai ragazzi della��ACR e dai giovani, non mancano frutti e come tale andrebbe ancora sostenuta e diffusa, soprattutto in vista di una formazione dei ragazzi e dei giovani alla diocesanitA�. Ma A? la��Azione Cattolica che deve muoversi andando sul territorio verso le parrocchie. PiA? presente in alcune parrocchie del guastallese A? perA? la��esperienza scout con la��AGESCI, consigliata per quei ragazzi e giovani che sono notevolmente portati al dinamismo associativo e ai linguaggi della spiritualitA� del servizio, della responsabilitA� personale e della strada.

Certamente si dovrebbe evitare che la��Oratorio abbia a legarsi a qualche gruppo o movimento di sorta: se queste realtA� sono una ricchezza per la Chiesa, rimane perA? il fatto che la��Oratorio (e, prima ancora, la Parrocchia) non possono mai essere espressione di uno stile o di una sensibilitA� particolari, ma devono sempre mantenere lo stile popolare che abbraccia, raggiunge, educa tutti, compresi i gruppi e movimenti, e non ad estraniarsi da essa: infatti per noi la Chiesa concreta, da vivere qui e ora A? rappresentata proprio dalla Parrocchia.

La��Oratorio vuole, quindi educare anche a questo, e non sarebbe un buon Oratorio se questi intenti non facessero parte del suo progetto educativo. A? certo faticoso per molti dovere rivedere uno stile o delle convinzioni, a cui in buona fede si era dato credito; tuttavia rimane anche doveroso e onesto riconoscere e cambiare quei cammini che non fossero conformi alle indicazioni del Vescovo e della nostra tradizione diocesana.

9.A�Dare a tutti la passione educativa

Da quanto detto fin qui, appare chiaro che ci attende un lavoro arduo ed esigente: certo non riusciremo noi a fare tutto; il solco A? stato dissodato e soltanto alla��inizio. Ma la��importante A? che si stia lavorando tutti nella direzione giusta, anche se, in una Parrocchia, i brontoloni non mancheranno mai! Per fortuna, perA?, ci sono ancora molti che nelle nostre comunitA� amano, stimano e sostengono la��Oratorio, rimettendoci spesso anche del proprio: A? quindi giusto esprimere qui la riconoscenza del Vescovo verso tutti coloro, grandi e piccoli, che stanno dando la��anima per il bene e lo sviluppo della��Oratorio.

CiA? dovrebbe costituire uno stimolo per tutta la comunitA� a farsi carico volentieri dei bisogni e delle necessitA� della��Oratorio, imparando a frequentarlo sempre piA? (e non solo in occasione della sua festa annuale), ad essere piA? partecipi delle sue iniziative. Vuol dire rendersi conto anche delle sue eventuali carenze economiche e di struttura, soprattutto della sua povertA� di risorse educative.

Scriveva il Card. Ferrari: a�?Si differisca nella parrocchia ogni altro lavoro o spesa per la medesima chiesa, ma, quanta��A? possibile, si provveda alla��oratorio, perchA� non venga il mestissimo giorno di vedere la chiesa deserta, per quanto allargata e abbellitaa�?. Si tratta di sentire la��Oratorio come bene comune, primario e irrinunciabile per la Parrocchia, e perciA? di dare (la comunitA� e non il prete!) spazi e mezzi adeguati perchA� i ragazzi possano avere ciA? che A? necessario alle loro attivitA� e, soprattutto, per la loro formazione.

Conclusione

In conclusione vorrei ricordare le parole del Beato Card. I. Schuster: a�?Oggi si vuole un aggiornamento della nostra antica e veneranda istituzione parrocchiale e della��Oratorio che altri in Italia ci invidiano. Dove gli Oratori tendono a trasformarsi in ricreatori A? necessaria una seria riforma, perchA� non si snaturi tale salutare istituzionea�� critiche e lamenti contro gli Oratori ne ascoltiamo parecchi. E tuttavia ripetiamo ai parroci che come ci vuole il Seminario per formare dei buoni preti, cosA� ci vuole altresA� la��Oratorio a formare dei buoni cristiania�?.

A? quello che anche noi vorremmo mai dimenticare!

+ Adriano VESCOVO

Guastalla a�� Oratorio a�?Don Boscoa�? a�� 12 gennaio 2008