Marzo
21
2011
Chiesa ed educazione alla pace
Riportiamo una lettera molto forte e provocatoria di don Antonio Cecconi, parroco di Calci e della Valgraziosa (PI) e per anni responsabile presso la Caritas nazionale del settore degli obiettori al servizio militare, sul difficile e delicato rapporto tra Chiesa e Stato a riguardo della produzione di armi in riferimento anche al problema della produzione dei caccia F-35 qui sul nostro territorio.
PerchA� la Chiesa italiana tace sull’educazione alla pace?
Cara Settimana,
in questo mese di gennaio, aperto ancora una volta con la Giornata mondiale della pace, vorrei lanciare qualche provocazione sul tema, aprendo un confronto da queste colonne per riflettere se e come la pace A? un punto fermo importante nella coscienza dei credenti, e quanto nelle nostre attenzioni pastorali abbia spazio e significato la��educazione alla pace, anche in riferimento a quella a�?vita buona del vangeloa�? messa a tema dalla Cei. E per ricordarci a�� poichA� mi pare che ce ne sia bisogno a�� che non si puA? affrontare il tema della pace senza condannare quello che A? il suo contrario, cioA? la guerra e la violenza, non solo personale ma anche istituzionalizzata, nA� senza criticare scelte politiche insensibili o inadatte ad attivare percorsi di pacificazione.Ho parlato di a�?provocazionea�? a partire dal fatto di essermi sentito provocato trovando, sul numero di Avvenire del 30 dicembre u.s., una pubblicitA� a tutta pagina (la��ultima) della a�?Finmeccanicaa�?, azienda italiana a�� o meglio, gruppo di aziende a�� la cui attivitA� principale A? nel settore difesa e aerospazio, vale a dire produzione e vendita di armi da guerra. La stessa pubblicitA� A? apparsa in quel periodo sul Corriere della Sera e altre grosse testate, portando nelle casse dei giornali parecchi soldi. In cambio dei quali, in un colpo solo, il a�?quotidiano della Ceia�? ha sorvolato su un paio dei dieci comandamenti: a�?non ammazzarea�?, ma anche a�?non dire falsa testimonianzaa�?. Infatti il testo ospitato dalla��Avvenire era estremamente reticente, al limite del falso, sulla principale attivitA� di a�?Finmeccanicaa�?. Che produce armi non solo difensive, ma anche offensive, strumenti sofisticati estremamente devastanti, destinati a tutta��altro scopo che la salvaguardia e la restaurazione della pace, o le azioni di polizia internazionale che, sulla base della Costituzione, dovrebbero essere le uniche attivitA� militari consentite alle nostre forze armate. Finmeccanica produce gli a�?strumenti di lavoroa�? per operazioni che un cristiano dovrebbe cercare di evitare e, se ad esse obbligato, dichiarare la propria obiezione di coscienza.
Il paginone pubblicitario, che alludeva genericamente ad attivitA� nel campo della difesa senza che vi comparisse la��aggettivo militare, evidenziava soprattutto il numero delle persone occupate: 75.000 posti di lavoro, di cui 45.000 in Italia. Non so se ciA? basti a giustificare Avvenire. Con la stessa logica si potrebbero pubblicizzare la prostituzione, le attivitA� mafiose, la produzione dei farmaci abortivi: settori che danno lavoro a molte persone!
Purtroppo, quella pubblicitA� mi A? sembrata emblematica di una chiesa che fa sempre piA? fatica a parlare di pace, a educare alla pace, a prendere le distanze dalla guerra e dagli apparati militari. Una chiesa che ripetutamente accetta e benedice le cosiddette a�?operazioni di pacea�? anche quando si tratta di interventi armati miranti soprattutto a tutelare interessi strategici ed economici della��Occidente. Anche ultimamente, in occasione delle esequie di militari italiani uccisi in Afghanistan, si assiste a riti e omelie in cui chi celebra non si limita alla��annuncio della morte e risurrezione di GesA? e della speranza cristiana nella vita eterna, ma sconfina in concetti e toni da a�?religione civilea�? con forme neanche troppo implicite di avvallo a interventi bellici sbrigativamente definiti di tutela della pace, chiamando senza esitazione a�?operatori di pacea�? i militari coinvolti.
Credo che sia il caso di fermarci a riflettere sul significato che sempre piA? chiaramente assumono le missioni militari alla��estero del nostro paese, a cominciare dalla��Afghanistan: operazioni di cui A? sempre piA? arduo definire la plausibilitA�, la��obiettivo e la durata. Per di piA?, con la fine di fatto a�� se non di diritto a�� della��esercito di leva, gli operatori della difesa sono persone che scelgono liberamente una professione ad alto rischio, con relativi alti compensi. La patria, la bandiera e gli ideali hanno lo stesso valore simbolico per tutti i militari che scelgono questo a�?mestierea�?? Che differenza ca��A?, nella sostanza, rispetto ad altri lavori pericolosi e ad altre morti sul lavoro? E quali sono i a�?ritornia�? di natura politica, e anche economica, di queste operazioni?
Pur in presenza di legittimi dubbi sulla��ambiguitA� del concetto di a�?difesaa�?, sono in atto forme di propaganda tra i giovani del servizio militare, in particolare gli stages nei diversi corpi delle forze armate di ragazzi e ragazze, con il rilascio di crediti formativi. In contemporanea, il servizio civile si avvia alla scomparsa per i continui tagli apportati dal governo a quel che sopravvive della��esperienza; con il colpevole oblio del significato che ha avuto per molti dei nostri giovani, in termini di educazione alla pace e alla solidarietA�.
Uno dei pochi settori statali (la��unico?) su cui non si A? abbattuta la scure di Tremonti A? la difesa, o meglio il riarmo, dal momento che il ministro Ignazio La Russa si prepara a firmare il contratto per la fornitura di ben 131 aerei da guerra, onorando cosA� un impegno assunto 12 anni fa dal governo presieduto da Massimo Da��Alema. Costo finale stimato: oltre 15 miliardi di euro. Gli aerei in questione sono del tipo Joint Strike F 35, cacciabombardiere monoposto molto sofisticato. Una ricerca della��Archivio Disarmo lo definisce A�dotato di grande forza distruttiva e in grado di trasportare armi nucleariA�. La recente legge di stabilitA� (la��ex finanziaria) ha stanziato i primi 471 milioni, la cifra iniziale che consente alla��Italia di partecipare alla progettazione e costruzione del nuovo aereo da guerra (per fare un raffronto, alle politiche familiari sono stati assegnati 47 milioni). Ma questa A? solo una voce del nutrito programma approvato a�� con la��astensione del PD a�� dalla Commissione difesa del Senato: 10 elicotteri, siluri per sommergibili, armamenti da attacco da montare sugli elicotteri, mezzi navali, mortai e altro, per una cifra totale che si aggira sui 700 milioni da spendere da qui al 2018.
Alla��aumento della strumentazione militare si accompagna la progettazione di insediamenti e strutture logistiche a supporto della��utilizzo dei mezzi militari. Proprio a Pisa, la mia cittA�, la��aeroporto militare sarA� ampliato per diventare un hub, vale a dire una struttura di smistamento del traffico aereo e di tutto ciA? che dovrA� essere inviato alla��estero per operazioni militari concertate in relazione alle alleanze strategiche internazionali. Queste forme di espansione della��attivitA� militare avvengono con poche e incomplete informazioni ai cittadini, mentre A? pressochA� scomparso il controllo parlamentare sulla produzione e la vendita di armi. Le amministrazione locali, indipendentemente dal colore politico, vedono di buon occhio attivitA� che forse porteranno un poa�� di lavoro e di denaro al territorio.
Fermiamoci un poco a riflettere e chiediamoci se le strategie in atto da parte della��Occidente, Italia compresa, siano il mezzo piA? adatto a difendere la pace, combattere il terrorismo, avviare processi verso la democrazia. A? sotto i nostri occhi il fallimento di interventi come quelli in Afghanistan e in Iraq. Proprio in questa��ultimo paese il papa ha lamentato, nel recente messaggio per la giornata della pace, il diffondersi della violenza contro i cristiani: non A? uno degli effetti della guerra a�?contro il malea�??
Alla��accresciuta militarizzazione della politica estera, corrisponde il quasi totale smantellamento, da parte della��Italia, della cooperazione allo sviluppo ridotta a stanziamenti irrisori, frammentari, emergenziali, peraltro causa di notevoli difficoltA� per le Ong e il volontariato internazionale; una delle principali voci di spesa A? per il respingimento degli immigrati. CiA? attesta la��indifferenza delle istituzioni, e anche di larga parte della societA� civile e dei media, verso la povertA� planetaria, la fame, la disperazione dei popoli piA? poveri soprattutto nel continente africano. In pochi anni A? quasi scomparsa la sensibilitA� maturata in occasione del Giubileo del 2000 per la remissione del debito estero dei paesi piA? poveri.
A questo punto mi chiedo se la chiesa italiana non possa e non debba manifestare preoccupazione, prendere la parola contro le prospettive di riarmo e la��assenza di politiche di cooperazione internazionale, rilanciare la��educazione alla pace soprattutto delle nuove generazioni. Fatico a capire perchA� questa attenzione non debba essere altrettanto forte delle ripetute prese di posizione contro la��aborto e la��eutanasia, a difesa della sacralitA� della vita e del suo valore inviolabile.
AffinchA� questo avvenga, oso lanciare dalle colonne di Settimana una proposta: che la Cei, nella prossima Assemblea generale di maggio, metta alla��ordine del giorno il tema della pace e la responsabilitA� rispetto ad essa di chi ci governa, prendendo una posizione chiara, precisa ed evangelica contro la��aumento delle spese militari e in particolare contro la��adozione da parte delle forze armate italiane di strumenti tipicamente offensivi. Ogni credente, ogni battezzato a�� preti, laici, religiosi, religiose a�� che ha a cuore la pace come dono di Dio affidato alla��umanitA�, ogni cittadino cristiano che crede in GesA? Cristo A�che A? la nostra paceA� e vuole rispettare la Costituzione che A�ripudia la guerraA� si faccia portatore della richiesta al proprio vescovo.
Non A? tempo per affliggersi o recriminare, per rassegnarsi o arrabbiarsi: con umiltA�, rispetto e fiduciosa speranza manifestiamo ai nostri pastori il desiderio di pace affinchA�, se lo crederanno opportuno, diano voce, forza e riconoscimento ad una passione che A? nel cuore di tanta parte del popolo di Dio.