Gennaio
25
2011
La “conversione” di San Paolo!
Oggi ricorre la Festa della Conversione di san Paolo Apostolo, al quale, mentre percorreva la via di Damasco spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, GesA? in persona si manifestA? glorioso lungo la strada affinchA�, colmo di Spirito Santo, annunciasse il Vangelo della salvezza alle genti, patendo molto per il nome di Cristo. Per capire meglio la portata di questo evento e il senso del termine “conversione” proponiamo la catechesi di Benedetto XVI dedicata a questo tema durante l’anno paolino.
Cari fratelli e sorelle,
la catechesi di oggi sarA� dedicata alla��esperienza che san Paolo ebbe sulla via di Damasco e quindi a quella che comunemente si chiama la sua conversione. Proprio sulla strada di Damasco, nei primi anni 30 del secolo I, e dopo un periodo in cui aveva perseguitato la Chiesa, si verificA? il momento decisivo della vita di Paolo. Su di esso molto A? stato scritto e naturalmente da diversi punti di vista. Certo A? che lA� avvenne una svolta, anzi un capovolgimento di prospettiva. Allora egli, inaspettatamente, cominciA? a considerare a�?perditaa�? e a�?spazzaturaa�? tutto ciA? che prima costituiva per lui il massimo ideale, quasi la ragion da��essere della sua esistenza (cfr Fil 3,7-8). Che cosa��era successo?Abbiamo a questo proposito due tipi di fonti. Il primo tipo, il piA? conosciuto, sono i racconti dovuti alla penna di Luca, che per ben tre volte narra la��evento negli Atti degli Apostoli (cfr 9,1-19; 22,3-21; 26,4-23). Il lettore medio A? forse tentato di fermarsi troppo su alcuni dettagli, come la luce dal cielo, la caduta a terra, la voce che chiama, la nuova condizione di cecitA�, la guarigione come per la caduta di squame dagli occhi e il digiuno. Ma tutti questi dettagli si riferiscono al centro della��avvenimento: il Cristo risorto appare come una luce splendida e parla a Saulo, trasforma il suo pensiero e la sua stessa vita. Lo splendore del Risorto lo rende cieco: appare cosA� anche esteriormente ciA? che era la sua realtA� interiore, la sua cecitA� nei confronti della veritA�, della luce che A? Cristo. E poi il suo definitivo a�?sA�a�? a Cristo nel battesimo riapre di nuovo i suoi occhi, lo fa realmente vedere.
Nella Chiesa antica il battesimo era chiamato anche a�?illuminazionea�?, perchA� tale sacramento dA� la luce, fa vedere realmente. Quanto cosA� si indica teologicamente, in Paolo si realizza anche fisicamente: guarito dalla sua cecitA� interiore, vede bene. San Paolo, quindi, A? stato trasformato non da un pensiero ma da un evento, dalla presenza irresistibile del Risorto, della quale mai potrA� in seguito dubitare tanto era stata forte la��evidenza della��evento, di questo incontro. Esso cambiA? fondamentalmente la vita di Paolo; in questo senso si puA? e si deve parlare di una conversione. Questo incontro A? il centro del racconto di san Luca, il quale A? ben possibile che abbia utilizzato un racconto nato probabilmente nella comunitA� di Damasco. Lo fa pensare il colorito locale dato dalla presenza di AnanA�a e dai nomi sia della via che del proprietario della casa in cui Paolo soggiornA? (cfr At 9,11).
Il secondo tipo di fonti sulla conversione A? costituito dalle stesse Lettere di san Paolo. Egli non ha mai parlato in dettaglio di questo avvenimento, penso perchA� poteva supporre che tutti conoscessero la��essenziale di questa sua storia, tutti sapevano che da persecutore era stato trasformato in apostolo fervente di Cristo. E ciA? era avvenuto non in seguito ad una propria riflessione, ma ad un evento forte, ad un incontro con il Risorto. Pur non parlando dei dettagli, egli accenna diverse volte a questo fatto importantissimo, che cioA? anche lui A? testimone della risurrezione di GesA?, della quale ha ricevuto immediatamente da GesA? stesso la rivelazione, insieme con la missione di apostolo. Il testo piA? chiaro su questo punto si trova nel suo racconto su ciA? che costituisce il centro della storia della salvezza: la morte e la risurrezione di GesA? e le apparizioni ai testimoni (cfr. 1 Cor 15). Con parole della tradizione antichissima, che ancha��egli ha ricevuto dalla Chiesa di Gerusalemme, dice che GesA? morto crocifisso, sepolto, risorto apparve, dopo la risurrezione, prima a Cefa, cioA? a Pietro, poi ai Dodici, poi a cinquecento fratelli che in gran parte in quel tempo vivevano ancora, poi a Giacomo, poi a tutti gli Apostoli. E a questo racconto ricevuto dalla tradizione aggiunge: a�?Ultimo fra tutti apparve anche a mea�? (1 Cor 15,8). CosA� fa capire che questo A? il fondamento del suo apostolato e della sua nuova vita. Vi sono pure altri testi nei quali appare la stessa cosa: a�?Per mezzo di GesA? Cristo abbiamo ricevuto la grazia della��apostolatoa�? (cfr Rm 1,5); e ancora: a�?Non ho forse veduto GesA?, Signore nostro?a�? (1 Cor 9,1), parole con le quali egli allude ad una cosa che tutti sanno. E finalmente il testo piA? diffuso si legge in Gal 1,15-17: a�?Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamA? con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perchA� lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damascoa�?. In questa a�?autoapologiaa�? sottolinea decisamente che anche lui A? vero testimone del Risorto, ha una propria missione ricevuta immediatamente dal Risorto.
Possiamo cosA� vedere che le due fonti, gli Atti degli Apostoli e le Lettere di san Paolo, convergono e convengono sul punto fondamentale: il Risorto ha parlato a Paolo, lo ha chiamato alla��apostolato, ha fatto di lui un vero apostolo, testimone della risurrezione, con la��incarico specifico di annunciare il Vangelo ai pagani, al mondo greco-romano. E nello stesso tempo Paolo ha imparato che, nonostante la��immediatezza del suo rapporto con il Risorto, egli deve entrare nella comunione della Chiesa, deve farsi battezzare, deve vivere in sintonia con gli altri apostoli. Solo in questa comunione con tutti egli potrA� essere un vero apostolo, come scrive esplicitamente nella prima Lettera ai Corinti: a�?Sia io che loro cosA� predichiamo e cosA� avete credutoa�? (15, 11). Ca��A? solo un annuncio del Risorto, perchA� Cristo A? uno solo.
Come si vede, in tutti questi passi Paolo non interpreta mai questo momento come un fatto di conversione. PerchA�? Ci sono tante ipotesi, ma per me il motivo A? molto evidente. Questa svolta della sua vita, questa trasformazione di tutto il suo essere non fu frutto di un processo psicologico, di una maturazione o evoluzione intellettuale e morale, ma venne dalla��esterno: non fu il frutto del suo pensiero, ma della��incontro con Cristo GesA?. In questo senso non fu semplicemente una conversione, una maturazione del suo a�?ioa�?, ma fu morte e risurrezione per lui stesso: morA� una sua esistenza e una��altra nuova ne nacque con il Cristo Risorto. In nessun altro modo si puA? spiegare questo rinnovamento di Paolo. Tutte le analisi psicologiche non possono chiarire e risolvere il problema. Solo la��avvenimento, la��incontro forte con Cristo, A? la chiave per capire che cosa era successo: morte e risurrezione, rinnovamento da parte di Colui che si era mostrato e aveva parlato con lui. In questo senso piA? profondo possiamo e dobbiamo parlare di conversione. Questo incontro A? un reale rinnovamento che ha cambiato tutti i suoi parametri. Adesso puA? dire che ciA? che prima era per lui essenziale e fondamentale, A? diventato per lui a�?spazzaturaa�?; non A? piA? a�?guadagnoa�?, ma perdita, perchA� ormai conta solo la vita in Cristo.
Non dobbiamo tuttavia pensare che Paolo sia stato cosA� chiuso in un avvenimento cieco. A? vero il contrario, perchA� il Cristo Risorto A? la luce della veritA�, la luce di Dio stesso. Questo ha allargato il suo cuore, lo ha reso aperto a tutti. In questo momento non ha perso quanto ca��era di bene e di vero nella sua vita, nella sua ereditA�, ma ha capito in modo nuovo la saggezza, la veritA�, la profonditA� della legge e dei profeti, se na��A? riappropriato in modo nuovo. Nello stesso tempo, la sua ragione si A? aperta alla saggezza dei pagani; essendosi aperto a Cristo con tutto il cuore, A? divenuto capace di un dialogo ampio con tutti, A? divenuto capace di farsi tutto a tutti. CosA� realmente poteva essere la��apostolo dei pagani.
Venendo ora a noi stessi, ci chiediamo che cosa vuol dire questo per noi? Vuol dire che anche per noi il cristianesimo non A? una nuova filosofia o una nuova morale. Cristiani siamo soltanto se incontriamo Cristo. Certamente Egli non si mostra a noi in questo modo irresistibile, luminoso, come ha fatto con Paolo per farne la��apostolo di tutte le genti. Ma anche noi possiamo incontrare Cristo, nella lettura della Sacra Scrittura, nella preghiera, nella vita liturgica della Chiesa. Possiamo toccare il cuore di Cristo e sentire che Egli tocca il nostro. Solo in questa relazione personale con Cristo, solo in questo incontro con il Risorto diventiamo realmente cristiani. E cosA� si apre la nostra ragione, si apre tutta la saggezza di Cristo e tutta la ricchezza della veritA�. Quindi preghiamo il Signore perchA� ci illumini, perchA� ci doni nel nostro mondo la��incontro con la sua presenza: e cosA� ci dia una fede vivace, un cuore aperto, una grande caritA� per tutti, capace di rinnovare il mondo.